Tra
tanti video-artisti italiani meno noti attivi alla fine-inizio
millennio è da ricordare il collettivo fiorentino Video &
Archeos guidato da Lorenzo Pecchioni. Di questa Video & Archeos
mi è capitato anni fa un dvd che mi incuriosì ma solo ora…in
questa mia fase di ricerca, sono andata ad indagare più a fondo.
Pecchioni emerge come
autore attraverso una crescita lenta, travagliata e introspettiva, i
primi titoli sono dei primissimi anni’90 quando chiaramente era
ancora un ragazzino. Solo dalla metà degli anni’ 90 il suo linguaggio si fa più consapevole, i corti dilettantistici lascian spazio a
opere artistiche compiute.
Pecchioni esprime le sue tesi in
pubblicazioni e presentandole a giro per l’Italia. A me ovviamente
interessano i risultati, non so come siano andate le ritualità….ma
certamente da quegli esperimenti sono nate idee originali.
vedi 2Il Fantasma
della ricerca2 in cui compare l’autore che gioca con pezzi di
cornici di marmo e contenitori d’acqua creando un Jog, simile
concettualmente a quello di una vecchia centralina di montaggio.
Usandolo manda in tilt lo spaziotempo ri-accordando ricordi, forme
geometriche, tra loro.
In “Nel cuore della durata” (2005) una ragazza “recita” una recensione al software di montaggio mentre la timeline che ospita la sua immagine si piega vorticosa, o come una pista di macchinine elettriche…trasmettendo la sensazione di un abissale narcisismo. Forse un atteggiamento critico verso l’avvento del digitale?
Ricorderei anche “Serotonino un eroe” (2003) impostato sul dialogo tra due fidanzati, argomento la noia che spinge alla creazione artistica. E’ un meccanismo espressivo ma anche decorativo. Rigido e coerente. L’immagine di Pecchioni prigioniera delle sue cornici bidimensionali è in piena tradizione videoart.
In “Nel cuore della durata” (2005) una ragazza “recita” una recensione al software di montaggio mentre la timeline che ospita la sua immagine si piega vorticosa, o come una pista di macchinine elettriche…trasmettendo la sensazione di un abissale narcisismo. Forse un atteggiamento critico verso l’avvento del digitale?
Ricorderei anche “Serotonino un eroe” (2003) impostato sul dialogo tra due fidanzati, argomento la noia che spinge alla creazione artistica. E’ un meccanismo espressivo ma anche decorativo. Rigido e coerente. L’immagine di Pecchioni prigioniera delle sue cornici bidimensionali è in piena tradizione videoart.
“The way his consciousness
works” del 2006 è una complicata fiction sperimentale oscillante tra le influenze di autori come Barney e Cronenberg. Il
protagonista Hector è tormentato da immagini vuote, che definirei
“non-immagini”…finestre tridimensionali in cui è
riprodotto il deathframe televisivo
Le non-immagini sono protagoniste di “Traps for the time” (2007) in cui la fiction scompare nuovamente lasciando il campo a un radicalismo minimalista… La Gravida imago si manifesta nel suo “vuoto ideale”...come se le pareti del feto digerissero se stesse...
Le non-immagini sono protagoniste di “Traps for the time” (2007) in cui la fiction scompare nuovamente lasciando il campo a un radicalismo minimalista… La Gravida imago si manifesta nel suo “vuoto ideale”...come se le pareti del feto digerissero se stesse...
Mentre era impegnato con la
videoart il collettivo Video & Archeos continuava a
produrre fiction infatti capita di leggere che la prima webseries
italiana siano stati gli Incontri a Gli Orci firmati proprio da
Pecchioni. Ma anche in quei cortometraggi i protagonisti erano
impegnati in una continua interrogazione sulla propria ricerca
artistica e sulla propria schizofrenia creando feedback
narrativi.
Forse non è un caso
che l’attività videoart di Pecchioni si sia conclusa con
l’abbandono dell’opera finita…. (vedi bio). Sembra che abbiano
continuato per anni a
compiere ritualità basate sull’utilizzo di telecamere analogiche e altri strumenti video. Di questa ricerca antropologica che sa di “osservazione
partecipata” ma osservando se stessi…c’è solo qualche
documento grezzo dove le figure sono occupate in attività impenetrabili astruse ma direi non artistiche.
Con le sue ritualità
e con l’abbandono del narcisismo autoriale Pecchioni ha
superato a modo suo la prigionia fluttuante dei dormienti sui Tavoli o dei
Marinai tatuati , liberando la sua stessa immagine dalle catene della creazione artistica… ma proprio per questo esso sfugge
ed è difficile contestualizzare la sua ricerca.
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